Vulvodinia – Vestibulodinia
L'attenzione da parte del medico al dolore vulvare ha subito nel tempo un progressivo incremento; inizialmente etichettata come disturbo psicosomatico è stata per molto tempo misconosciuta ed ha costretto le donne a migrare da uno specialista ad un altro alla ricerca di una terapia risolutiva, sino ai nostri giorni in cui viene considerata una vera e propria patologia il cui approccio è spesso multidisciplinare.
Nel 1987 per la prima volta è stato introdotto il termine:Sindrome Vulvo-vestibolare (VVS) da Friedrich per descrivere una condizione clinica caratterizzata da dolore intenso al toccamento vestibolare o al tentativo di penetrazione durante i rapporti. Nel 1997, il NIH ( National Institute of Health) ha organizzato il primo simposio sulla Vulvodinia ed infine nel 2003 nel congresso mondiale dell’ISSVD la patologia viene definita, come: "Fastidiovulvare, spesso descritto come bruciore, in assenza di alterazioni visibili o di specifici disturbi neurologici clinicamente rilevabili"
Diffusione della Vulvodinia:
Che prevalenza ha la vulvodinia, nella popolazione femminile?
Definizione di Prevalenza: si riferisce al numero di individui, che in un dato momento in una popolazione, presentano la malattia,
ed indica l’impatto e la penetrazione che una malattia ha in un determinato territorio.
Per verificare la prevalenza della vulvodinia, l’8 Marzo del 2008, l'Associazione Italiana Vulvodinia (AIV), organizzazione no-profit
nata con lo scopo di migliorare la qualità di vita delle donne affette da vulvodinia, mediante lo studio ESOVIA (Epidemiological Study of Vulvodynia Italian Association)
ha lanciato una indagine sulla diffusione della malattia mediante un questionario spedito a circa 2000 ginecologi italiani.
Solo il 7% (140) dei ginecologi ha risposto; di questi il
- 74% era di sesso maschile71% era del Nord Italia
- 22% del Centro
- il 7% del sud Italia
- l’89% dei ginecologi ha dichiarato di conoscere la vulvodinia, di cui il 48% appresa mediante partecipazione a congressi o seminari; il 17% mediante riviste, il 17% per esperienza personale in ambulatorio; il 14% durante il corso di specializzazione ed il 4% mediante internet.
Solo il 7% di questionari compilati, non fornisce dati epidemiologici in grado di rispecchiare la reale diffusione della malattia nel paese.
La malattia è spesso misconosciuta o sottovalutata ed ancora oggi considerata di natura psicosomatica. Se il medico non conosce la malattia con la relativa sintomatologia clinica, non potrà cogliere i segnali che la donna lancia e non si arriverà mai alla diagnosi.
DEFINIZIONE
La ISSVD ( International Society for the study of Vulvovaginaldisease ) definisce la vulvodinia come:
"Bruciore, dolore o dispareunia, in assenza di alterazioni visibili di rilievo o di specifici disturbi neurologici clinicamente
rilevabili della durata di almeno tre mesi".
SEDE: Nell’80% dei casi la sede prevalente è il vestibolo, ecco che si parla di Vestibolodinia.
Vestibolo: è la porta d’ingresso della vagina, si tratta di un’area vulvare compresa:
- anteriormente dal frenulo del clitoride
- posteriormente dalla commessura labiale posteriore (forchetta)
- il bordo interno è dato dal margine dei residui imenali
- il bordo esterno dalla Linea di Hart (linea ideale, confine esterno del vestibolo, un passaggio tra la cute delle piccole labbra e la mucosa vestibolare).
Il Vestibolo ha un rivestimento simile a quello uretro-vescicale, ed ha una ricca innervazione di terminazioni libere del N. Pudendo,
di fatto sono recettori del dolore e si trovano subito sotto la mucosa, in grado di trasmettere lo stimolo sia tattile che doloroso a livello del midollo spinale.
La lubrificazione vulvo-vaginale, massima in fase di eccitazione sessuale, è dovuta all’attività delle ghiandole del Bartolini e
Vestibolari minori, regolate dalle terminazioni nervose vestibolari.
Nella vestibolodinia si ha una ridotta lubrificazione che accentua la dispareunia.
Dispareunia: con la penetrazione si ha una trazione della mucosa vestibolare, in particolare della porzione inferoposteriore ( forchetta), e la ipersensibilità vestibolare determina il disagio accentuata dalla ridotta lubrificazione.
La dispareunia, intesa come dolore alla penetrazione durante il rapporto sessuale, a volte è l’unico sintomo presente nelle donne affette da vulvodinia; in base alla localizzazione del dolore, distinguiamo:
Dispareunia Superficiale: disturbo localizzato sull'introito vaginale e\o vagina;
Dispareunia Profonda: dolore riferito internamente, in sede pelvica.
In questi casi spesso sono presenti patologie a carico di utero ( fibromi, adenomiosi) di ovaie( cisti), endometriosi, flogosi pelviche, aderenze pelviche post operatorie, malattie croniche dell’intestino.
Nella vestibolodinia di solito è presente dispareunia introitale, quindi superficiale, e all’esame vulvologico non si evidenziano spesso elementi patologici, ad eccezione di un certo eritema, tra l’altro frequente anche in soggetti sani. Molte infezioni vulvo vaginale si associano ad eritema.
L’ ISSVD ha introdotto il limite temporale di tre mesi, ad indicare il carattere cronico della vulvodiniaaffinchè si instaurino le alterazioni neuropatiche tipiche della malattia ed evitare diagnosi non corrette.
Nella pratica però la diagnosi avviene dopo molto tempo, in media 1 – 2 anni per la scarsa conoscenza dell’argomento.
Altre sedi
raramente la vulvodinia può interessare altre sedi:
- es. il clitoride, di difficile gestione in quanto organo erettile, riccamente innervato.
- Vulvodinia generalizzata, in questo caso all’area vulvare si aggiunge il perineo e la zona anale.
Vulvodinia Provocata: in questo caso i disturbi sono provocati dalla stimolazione, contatto, sfregamento e penetrazione vaginale; Vulvodinia Spontanea: i disturbi sono sempre presenti, anche senza stimolazione.
CAUSE SCATENANTI:
L’elemento cardine del processo di sensibilizzazione nervosa periferica è la de-granulazione del mastocita.
il mastocita può essere attivato da:
microtraumi ripetuti
insulti termici : DTC o Laser terapia spesso per trattamenti distruttivi per lesioni da HPV(condilomi)
reazioni allergiche a trattamenti topici
effetti secondari a trattamenti prolungati con steroidi locali
RUOLO DELLA MUSCOLATURA DEL PAVIMENTO PELVICO
Il Pavimento pelvico è diviso in due parti:
1)Strato Profondo, costituito dalla Fascia Endopelvica, struttura fibro-connettivale di sostegno degli organi pelvici;
2)Strato Superficiale: che comprende il Muscolo elevatore dell’ano, che comprende a sua volta i muscoli:
a) Muscolo Pubo- Coccigeo
b) Muscolo Ileo-coccigeo, che supportano gli organi pelvici e delimitano il tragitto di Uretra, vagina, orifizio anale.
3) Strato più superficiale, altri 3 muscoli che rinforzano medialmente il pavimento pelvico:
a) Muscolo Bulbo-cavernoso
b) Muscolo Ischio-Cavernoso
c) Muscolo Trasverso superficiale del perineo.
FUNZIONI DEL PAVIMENTO PELVICO
a)Supporto degli organi pelvici;
b)Coordinamento della minzione e della defecazione
c)Coinvolgimento del piacere sessuale in entrambi i sessi.
Clinicamente la disfunzione della muscolatura del pavimento pelvico si manifesta in :
1)Lassità ( ipotono )
2)Iperattività ( ipertono ).
Alla digitopressione durante la visita vaginale viene evocato dolore in corrispondenza dei fasci del M. Pubo-coccigeo, principale componente muscolare del pavimento pelvico.
Le branche sensitive e motorie della vulva e del Muscolo Pubo-coccigeo, sono branche del Nervo Pudendo che afferiscono alle radici nervose S3- S4.
ETIOPATOGENESI
E' probabile che la ipersensibilità vestibolare destabilizzi la muscolatura del pavimento pelvico, determinandone un ipertono muscolare.
Riassumendo:
La proliferazione delle fibre nervose vestibolari con i processi di sensibilizzazione centrale sono alla base della vulvodinia;
Non esiste una proporzionalità diretta tra gravità della sintomatologia algica ed il grado di ipertono della muscolatura pelvica;
Non sempre alla riduzione del tono muscolare, segue la riduzione della sintomatologia dolorosa;
L’ipertono muscolare è spesso presente nelle sindromi da dolore neuropatico;
FORME CLINICHE DI VULVODINIA
Clinicamente si hanno due forme principali di vulvodinia:
- 1. Vulvodinia Spontanea Generalizzata : è presente bruciore e\o dolore lungo tutto il territorio di innervazione del N. Pudendo in sede vulvare, anche se in modo asimmetrico, costante o intermittente. Tipicamente spontaneo con accentuazione dopo toccamento o sfregamento.
- 2. Vestibolodinia Provocata: confermata dai criteri di Friedrich
DIAGNOSI
Per una corretta diagnosi è fondamentale una attenta valutazione vulvologica che escluda cause secondarie ed una accurata anamnesi. Di solito si tratta di una diagnosi di esclusione. In particolare bisogna porre attenzione a:
• Caratteristiche del dolore ( bruciore e \ o dolore), sede di insorgenza, intensità, fattori in grado di intensificarli ( es. flusso mestruale, postura etc ) ciclicità, insorgenza dopo parto vaginale e dopo interventi in sede vulvare ( es. DCT o laser terapia).
• Pregressi traumi in sede sacro-coccigea, o attività che comportino un microtraumatismoripetuto( uso frequente di bici, motorino)
• associazione con disturbi urinari
• Assunzione di C.O.
• La quantificazione del dolore non è semplice, uno dei modi è la “ Scala analogica Visiva “ VAS “
• Si tratta di una linea lunga di solito 10 cm, con o senza tacche in corrispondenza di ciascun cm. Si invita la paziente a tracciare un segno
Ginecologia
terapie/ biostimolazione
La menopausa porta spesso con sè atrofia o ipofunzionalità dei tessuti circostanti il perineo, con ridotta risposta agli stimoli, oltre ad una perdita di funzionalità e di turgore dei tessuti ed una ridotta sensibilità della zona, che si ripercuote in senso decisamente negativo anche sulla sfera sessuale. In tutti questi casi è possibile integrare i protocolli di biostimolazione in sinergia con le terapie classiche riepitelizzanti e ormonali sia topiche che sistemiche, per migliorare la funzionalità dell’area genito-urinaria ed il benessere della donna in perimenopausa.
Quante sedute bisogna fare?
Il termine Biostimolazione raggruppa l'insieme delle tecniche in grado di attivare alcuni processi fisiologici della cute, al fine di ottimizzarne le funzioni e migliorarne l'estetica. Quando farla - È consigliata soprattutto prima dell'esposizione solare per preparare la pelle all'abbronzatura evitando o quanto meno riducendo la possibilità di generare nuove rughe e contrastando i danni dell’esposizione solare